Io da piccolo

Le Cicale "Jo Streghiglio" e i Nonni

Chiudi gli occhi… Respira… e trasforma le tue emozioni in lettere… Ferma il tempo.. Spegni tutto e …. RICORDA..

Canottiera a spalla stretta bianca e pantaloncino corto blu con risvoltini rossi e orsacchiotti in tema . Scarpe semiortopediche Blindate, antiproiettile e a prova di qualsiasi urto.

OVVIAMENTE in crescenza di uno/due numeri e con l’ovatta in punta.. perche’ come diceva la nonna…”tanto ci crisci rentro nte preoccupa’ ” (tanto ci cresci dentro non ti preoccupare) Ginocchia della stessa massa delle braccia costantemente gramate da scivolate , cadute, partite a pallone infinite e tante corse alto un metro e poco piu’…. ma agile come una gazzella e instancabile … sempre pronto a correre e vedere in ogni cosa un gioco dal quale uscire vincitore .

Chiave cantina

La nonna e la pennichella

E’ un pomeriggio d’estate , appena dopo pranzo … e la nonna e’ appena andata a dormire in cantina… per sfuggire al caldo dell’estate.
Manca una delle due grandi chiavi delle cantine di una volta.. quindi sono certo che lei sia giu’ a dormire.
In mezzo al profumo dei “pummidori d’appicco” gelosamente appesi in cantina al fresco in mezzo alle botti con dentro il vino fatto in casa con tanto amore … al centro di quella cantina la “ravazzola” (una vecchia rete con un materasso) , donava conforto , fresco e riposo a una splendida donna mai doma e pronta a donare amore infinito.

Osteria Domenica

Il nonno e il suo ritorno:

E allora posso mettere in atto la mia fuga!
Devo solo controllare il nonno, se dorme anche lui sono Libero!
Il nonno, un’altro EROE della mia vita.


Due Guerre, partigiano, eterno lavoratore e ottimista, talmente forte che nemmeno un tumore lo ha minimamente intaccato per tutta la sua vita.Sveglia alle tre del mattino e via in campagna fino alle 2 del pomeriggio.


Sentivo il suo passo arrivare dal fondo della piazzetta…era come un orologio svizzero: passo lento, trascinato e stanco, ma sempre indomito e Fiero.
Quegli scarponi passati e resi impermeabili in modo magistrale col Grasso davano un rumore ai suoi passi simili alla cadenza dei passi di un gigante buono.

Arrivato in fondo alla rampa delle scale si fermava e iniziava la sua procedura di sempre: si sedeva due minuti, si toglieva la sacca che la banca regalava ogni anno ai suoi migliori correntisti insieme ad agenda e calendario e restava li… in fondo alla piazzetta a osservare.


Due chiacchiere con le altre vecchiette della piazzetta, una pulita al suo compagno di lavoro e sempre fedele coltellino a serramanico meglio dei multiuso svizzeri e poi si saliva….

  • 13 scalini di pietra viva e un pianerottolo finale (jo Streghiglio), l’ultimo sforzo di una giornata di lavoro e poi il meritato riposo insieme ad un buon litro di vino e al pranzo come premio.
    Una cadenza svizzera, lenta, tutto il peso del corpo su una gamba per volta; Quel passo risuonava come un tamburo nel silenzio dell’estate: due, tre, otto, dodici, tredici e il pianerottolo.
    Pranzo e pennichella anche per il guerriero indomito.
porta antica

La fuga !

Sono libero di poter sgattaiolare e andare a giocare a Monte Pio!

Devo attuare la mia fuga e evitare di passare dalla sala dove dorme il nonno: 

e allora mi tocca uscire dalla finestrella sopra la porta della camera da letto che da’ sul pianerottolo.

Ed ecco houdini in azione: un ragno di un metro e 20 che si cala da una finestrella da 20×40 cm sopra la porta della camera da letto e che sgattaiola FIERO della sua FUGA EPICA !

Corri ! Corri e vai verso il tuo regno dei giochi. Ricordo ancora adesso quelle sensazioni indimenticabili, l’aria dell’estate e del primissimo pomeriggio, le ore piu’ calde di agosto (12.00 / 13.00).

Una cicala su un fiore

Le cicale !

Il sole che ti scaldava fin dentro al cuore, il profumo dei fiori, il silenzio dei vicoli e delle vie del paese rotte solo da quella musica: 
quella musica che mai dimentichero’ per tutta la mia vita:

Le mie compagne di gioco nei miei pomeriggi di sole in attesa di Gianluca e degli altri amici:

Le CICALE !

Il loro canto trasportato dal vento insieme con i profumi delle cantine, dei fiori, del vino, delle piante di basilico esposte come trofei sugli “STREGHIGLI” (pianerottoli) delle case.

Ore di gioco (vi raccontero’ in altri momenti cosa potessimo combinare una volta per divertirci) e dalle 13.00 alle 18.00 si giocava, correva, rideva, scherzava,  per poi rientrare a casa.

Ma prima del rientro a casa, c’era l’ultimo dullo  per la sopravvivenza : 
La NONNA INCAZZATA con il suo ARSENALE al seguito!

bambini che giocano

I giochi prima della sfida per la vita!

Eri li, in quel parcheggio, marcio di sudore e sporco come un carbonaio dopo

  • la ventesima partita di pallone fatta con gli amici, le corse
  • le guerre con le trottole
  • le missioni di scoperta di qualsiasi anfratto alla ricerca di teschi e marmi scritti in latino (per noi erano trofei dal valore inimmaginabile).

La scena era da far west…. Tu nel parcheggio e Lei lontana 300 metri dritta a ore 12;

In mezzo al canto delle cicale, anticipava il suo arrivo con il Classico Urlo Lancinante ” TE POZZA DA NO CORBOOOOO! MA NON E’ ORA CHE RENCASI ???? STO’ GIRO T’AMMAZZO!” (ti prendesse un colpo, non e’ ora che torni a casa ? questo giro ti ammazzo.. )

Davide contro Golia e le sue amiche cicale !

Elabora Costa e in fretta: E’ ARMATA !!!

Nonna arrabbiata

Davide e le sue amiche cicale contro Golia!:

Arsenale a disposizione della nonna :

  • Doppia Ciavatta con fibia regolatrice in metallo da lanciare per ultime !
  • Paletta di Legno da lanciare per prima con gettata a corto raggio
  • Scopa per gettata a lungo raggio!

Io, disarmato sudato e stanco ma furbo e agile!

200… 100… 30 metri con epiteti a contorno irripetibili e supporto delle altre vecchiette coalizzate contro di me e che tifavano affinché una delle armi della nonna mi colpisse.

Ok,  sono pronto:

Dopo l’ennesima finta promessa “vieni che non ti faccio niente… “
sono pronto a scatenare l’ira funesta per fuggire verso casa, pertanto:

  • Attacco frontale diretto
  • Corsa verso la nonna e ZAC !!  Come previsto parte “la cucchiara” a mo’ di fionda…..SCHIVATA !!
  • SPOSTAMENTO CON FINTA REPENTINA DESTRA SINISTRA e parte la scopa a mo’ di alabarda spaziale di Goldrake.. schivata !
  • Occhio al colpo di coda del mostro: una volta a corto di armi, con abile mossa repentina,  “se caccia le ciavatte e me le tira appresso” stile guerriero maori con tanto di urla !

Corri Forrest !!!
La strada e’ disseminata di armi , ciavatte, cucchiai e scope. Io corro corro corro e mentre mi allontano sento Godzilla che urla ferito e che medita vendetta mentre le mia amiche cicale tifano per la mia fuga riuscita !

La quiete dopo la tempesta

Faccio quei 13 scalini in un secondo e mezzo e fuggo in camera da letto sotto il letto pronto a difendermi dalle scopettonate punitive a mo’ di stana la bestia dal buco (sto’ morendo dalle risate al solo ripensarci povera donna ).

Arriva da lontano la sento, sale e viene diretta in camera: si comincia !

Due minuti di cose irripetibili, raccomandazioni, minacce e poi… quel gesto d’amore che mai mi sarei aspettato e che al solo pensiero mi fa’ commuovere mentre lo scrivo: “adesso esci da li sotto e vieni a fare merenda, ti ho preparato l’uovo sbattuto con il caffe’ dentro.

Andavi in cucina e non sembrava nemmeno piu’ lei: quello sguardo pieno d’amore e quel pensiero preparato prima per te,  “Gl’ovo sbattuto”.

Lo divoravi con piacere,(poi magari sputavi come un lama per un’ora) ma era fantasticamente buono).

Finiva cosi un giorno da guerriero sia per me che per le cicale.

una nonna che abbraccia un bambino per descrivere una sezione di racconti di una volta.

La magia della sedia:

si cenava  e dopo cena avveniva la cosa piu’ bella del mondo per un bambino di 8/10 anni:

Scendeva il fresco, andava via la luce e la piazzetta si animava delle vecchiette; ognuna rigorosamente con la sua sedia personale.

Ma lei non scendeva in piazzetta, lei restava li sul pianerottolo con la sua sedia rossa con il copri seduta cucito con i ferri a mano e mi faceva sedere in braccio, per poi portare la sedia su due zampe e poggiandosi con lo schienale alla parete di tufo.

Quel gesto era magico.

Abbracciato a lei mi sentivo in paradiso, al riparo da tutto e tutti;
e cominciava  a raccontare le storie della guerra, dei partigiani,  delle bombe e di come prima era diverso.

Ricordo che ogni volta prima di addormentarmi in braccio a lei insieme ai suoi racconti, mi diceva sempre la stessa frase, sempre:

“Arecordate figlio me, sulo perche’ non te so’ fatto je, ma e’ come se le carezze che te dogno je  te le stesse a da mammeta” (questa la lascio cosi).

Questi erano i miei anni 80 e sono certo che nessun ipad, ipod, iphone e playstation potranno mai arrivare a donare lo stesso fascino di quei profumi e quei rumori.

Spero di averti regalato un sorriso e di averti fatto un po’ compagnia insieme alle mie amiche cicale e ad uno dei miei pomeriggi d’infanzia.

Dedico queste righe ai miei nonni, persone splendide e che amero’ per sempre per quanto mi han dato.

i miei nonni

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